Angela de Nozza artista contemporanea

Sono Angela de Nozza: pittrice italiana nata Fano e, dopo gli studi umanistici, laureata in Filosofia presso l’Universita’di Firenze dove vivo ormai da molti anni.
Attratta fin da piccola dall’espressione pittorica e essendo autodidatta,ho studiato nella bottega del pittore fiorentino Pirzio e all’Accademia Americana di Charles Cecil a Firenze.

Nei miei viaggi in America ho conosciuto, tra gli altri, i pittori Graffitisti e le opere di Georgia O’Keefe nelle quali mi sono ritrovata.
La mia pittura è una metafisica rivisitata, fatta di atmosfere sospese quasi in attesa. I colori sono però decisi, il tratto netto e sicuro dove l’immagine diviene essenza del pensare e del sentire.

Le Mostre che ho fatto

2014

Gioielli d’artista. La tradizione nella modernità Spazio Mostre dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e sale Museo Horne, curata da Ornella Casazza e Laura Felici, promossa e organizzata da Associazione Osservatorio dei Mestieri d’Arte.

Con l’opera “Passano le barche” è presente nella Collezione della Provincia di Massa, Palazzo Ducale di Massa.

2013

 Un’altra luce (retrospettiva personale), Polo espositivo Casa Rossa (Pontassieve), a cura di Ornella Casazza.

2012

 “Dove sta ZA?” 110 Artisti per 110 Anni di Cesare Zavattini, ia cura di Paolo Della Bella e Aldo Frangioni, Fiesole, Firenze.

2009

 L’ordine del caos: costellazioni e miti, Museo Archeologico Nazionale, Firenze.
 ARTOUR-O, Rassegna d’Arte, Spazio Frau, Roma.

2008

 Quindici Gallerie Quindici Artisti, Forte Belvedere, Firenze.

2007

 Non c’è vento (personale), La Corte Arte Contemporanea, catalogo con testo di Daniela Cresti.

2006

 Arte nell’Arte, Showhouse, Firenze, con Gianni Caverni e Aroldo Marinai, a cura di Giulia Ricottini;

2005

 5 Artisti, Sala Espositiva di Castelnuovo Val di Cecina (Pisa), con Alida Ugolini, Elisabetta Scarpini, Maria Pecchioli, Poggiali Berlinghieri;
 ARTOUR-O (personale), Starhotel Michelangelo, Firenze;
 Auguri di Natale, Studio Piergiovanni Paoli, con Stefania Balestri e Aroldo Marinai;

2004

 Inombrandosi (personale), La Corte Arte Contemporanea, Firenze, catalogo con testo di Gustave Durville;
 Quadrivio, Sala Espositiva di Castelnuovo Val di Cecina (Pisa) con Silvia Gardini, Marta Luppi, Elena Scapicchi a cura di Sibilla Ferrara;
 Vineart, Prima edizione della Fiera dell’Arte a Bolzano, con Luca Brandi, Robert Gligorov, Aroldo Marinai, Stefania Balestri, Gianni Caverni, Donatella Mei, a cura di Rossana Tempestini Frizzi;

 

 

 

 

I Colorati percorsi di Angela - di Laura Felici

Laura Felici

Docente di Storia dell’Arte presso il Liceo Artistico Porta Romana di Firenze
 

La pittrice nasce a Fano e frequenta il liceo classico nella terra marchigiana, prosegue la sua formazione storico-umanistica a Firenze tra le pareti brunelleschiane della Facoltà di Lettere, laureandosi in Filosofia.
Sarà forse l’incontro con le testimonianze del passato che trasudano rinascimento e con lo stimolante ambiente universitario che Angela rimane affascinata dalla città e sceglie Firenze come sua residenza adottiva.

Incline all’espressione pittorica fin dalla giovane età, si lascia guidare nei primi passi dell’erudizione pittorica di base da un fiorentino polemico e autentico quale era il maestro Pirzio. Con lui si avvicina alla tecnica ad olio e alle stesure ampie cariche di colore. Rimane a bottega per quattro anni nello studio di San Zanobi e respira quella fiorentinità vivace e diretta che si riverserà anche nella scelta dei soggetti da ritrarre tratti dal vero.

Successivamente ha frequentato per tre anni lo studio del pittore Charles H. Cecil negli ampi e luminosi spazi dell’ex chiesa di San Raffaello Arcangelo in San Frediano, adattati a studio nella prima meta dell’ottocento da Lorenzo Bartolini e poi da Pasquale Romanelli.
Gli ambienti fascinosi della collezione dei gessi al piano terra inducono alla riflessione accademica e trovano il giusto linguaggio per imparare la tecnica del sight-size, metodo incontrastato per la scuola del vero.
Ancora un anno importante e quello che passa presso The Florens Academy of Art di Via delle Casine sempre a Firenze a contatto con il maestro Daniel Graves con il quale affina la tecnica del disegno in particolare di quello anatomico.

La sensibilità artistica porta Angela ad interessarsi anche alle Arti Applicate e alla pregevolezza dell’artigianato colto dei manufatti del passato, si iscrive quindi ai corsi di Antiquariato presso il Palazzo Niccolini in via dei Fossi. Oltre al percorso storico conosce le tecniche artistiche pittoriche e di modellato ottenendo una preparazione a tutto tondo nel settore dell’arte.
Negli ’80-’90 ha vissuto un lungo periodo fuori dall’Italia prima a Parigi poi a NYC; ha preso contatto con gli ambienti bohemien delle due metropoli, in particolare rimane affascinata dalle personalità artistiche dell’East Village quali Keith Haring e i writers newyorkesi insieme alle forti immagini del fotografo Robert Mapplethorpe.

Un viaggio di due mesi nella seconda meta degli anni ’80 attraverso gli States, coast to coast sui bus della Greyhound Lines la portano fino in Messico e Guatemala sfiorando l’incontro con i lavori della pittrice Georgia O’Keefe che avverrà solo molto più tardi, nel 2011, alla mostra di Roma e dalla quale ne uscirà con delle conferme sulle corrispondenze delle sensibilità artistiche tra se stessa, quasi reincarnazione della pittrice delle forme giganti e degli ingrandimenti e la O’Keefe.
Alcune opere del primo periodo artistico, firmate Calcagnini, suo cognome di nascita, evidenziano un realismo figurativo già anticipatore di atmosfere vagamente metafisiche.

Successivamente i suoi dipinti recheranno la firma De Nozza, cognome dell’amatissimo marito Roberto.
La stesura pittorica impalpabile e luminosa testimonia l’antitesi con le forme solide e scultoree dei suoi paesaggi. Ancora una volta si può affermare che la pittura come le altre forme artistiche inviano messaggi allo spettatore attento che parlano di sé e comunicano il mondo interiore di ciascun artista.

Angela riflette nei suoi lavori la contrapposizione esistente tra la esile e gentile silhouette della sua figura con il carattere deciso e sicuro costruito con solidità e determinazione.
La cultura della paletta cromatica, usata talvolta senza le contaminazioni dei contrasti tonali, evidenzia una sensibilità che va oltre l’espressionismo e il simbolismo pittorico in un’atmosfera incantata, immobile e meditata.

 

Dipinti Olio su Tela

I miei dipinti sono una rappresentazione emozionale dell’essere umano e della natura. Attraverso l’uso di colori vivaci e l’uso del chiaroscuro, cerco di catturare l’essenza delle persone e degli oggetti, portando alla luce la loro bellezza e complessità interiore. I miei dipinti spesso esplorano la dualità tra la luce e l’oscurità, la vita e la morte, il movimento e la quiete.

Spero che i miei quadri possano ispirare empatia e riflessione, offrendo un’esperienza emotiva profonda per chi li guarda.

Tappeti realizzati a mano

I miei tappeti sono opere d’arte uniche, create con grande attenzione al design e alla maestria artigianale dei tessitori nepalesi.
Concepisco personalmente ogni disegno, che viene poi realizzato a mano utilizzando tecniche particolari e materiali di alta qualità. La sostenibilità è un valore fondamentale per me, per cui ho scelto di utilizzare un trasporto a basso impatto ambientale per portare i tappeti fino al mio studio a Firenze.
I miei tappeti sono oggetti unici ed esclusivi e di valore artistico.

Recensioni

ORNELLA CASAZZA SULLA MOSTRA "UN'ALTRA LUCE"

Ornella Casazza

Storica dell’Arte, già direttrice del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti in Firenze

Angela vive nella splendida campagna fiorentina della Certosa, in un luogo solitario, silenzioso e perfettamente ordinato. Lavora nella “casina” tra gli alberi, sorvegliata dal mastino napoletano Elia.
È proprio l’albero, elemento caratteristico e inesorabile del paesaggio, a svolgere un ruolo speciale nei suoi dipinti divenendo prezioso punto di riferimento per rinsaldare il legame tra il suo animo e l’anima della natura.
I paesaggi e la figura umana immersa in una atmosfera naturale divengono protagonisti misteriosi del suo simbolico contenitore di spazi muti e incontaminati e gli alberi si offrono come un riposo dei sensi attraverso la presentazione di una vista gradevole. Talvolta si sostituiscono all’uomo e assumono l’aspetto di rifugio; anche se privi di fronde continuano a essere un sostegno in quanta elementi del ciclo naturale di vita.


Mostra Angela sde Nozza

 

Altre volte è la stessa natura che si impossessa delle sembianze umane prendendone l’aspetto: non più una rappresentazione dell’oggetto reale dunque in “Fra qualche giorno partirò da qui” dove le pieghe delle rocce e il trattamento del modellato, combinato con un senso di mistero, pur in una visione improntata al realismo, descrivono un sensuale corpo di donna che gli anni hanno maturato. La sua sensualità è compressa tra le mura e vuole liberarsi dalla stretta?
Sebbene pronta per un viaggio di ritorno nella memoria, per raggiungere luoghi lontani dalla realtà, indefiniti e come sospesi in un’attesa silenziosa, Angela non parte, crea piuttosto un mondo che non esiste, ma che è presente nella sua mente quando medita su memorie di gusto surreale e metafisico. Non teme il trascorrere del tempo. Anche il presente è astrazione dallo spazio fisico e incanto di luoghi incommensurabilmente ampi che desiderano e promettono il mare.

Rispetto alla propria conoscenza della storia dell’arte, della letteratura, delle scelte iconografiche degli altri artisti (ama in particolar modo la personalità di Georgia O’Keeffe e i suoi oli degli anni trenta e quaranta) mantiene la sua individualità con assoluta determinazione, provando continuamente a piegare la natura ai suoi voleri, a dominarla e a modificare la realtà non facendosi influenzare neppure dai luoghi in cui ha vissuto. Impone la sua visione spirituale e si avventura con passione in atmosfere solitarie e intime e quel paesaggio presentato con quell’ordine immutabile, in qualche modo davvero le assomiglia.

Si esprime con un forte senso di autocontrollo e con fiducia in se stessa, proponendosi come l’antitesi di creatura vulnerabile. È capace di scegliere la memoria e il presente per creare nuove e penetranti immagini.
Per cogliere l’essenza della realtà ha creato un nuovo universo e un’altra luce affiora sulla scena, il tempo si fa più lento e la solitudine meno grande.

CRISTINA ACIDINI SULLA MOSTRA "UN'ALTRA LUCE"

Cristina Acidini

Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze

Fin dai titoli dei suoi quadri e delle sue mostre si rivela l’orientamento artistico di Angela De Nozza, pittrice di visioni assorte e colte.
Formule come “lnombrandosi”, “Non c’è vento”, “Prima del ritorno”, sono titoli ponderati a lungo che dimostrano il meditato rispecchiamento del suo repertorio visivo, dove predominano sensi di lentezza o d’immobilità, spesso di attesa quieta ed appartata, nell’uso sapiente della parola e del fraseggio dipendente dalla sua formazione umanistica.


Mostra Angela sde Nozza

 

Mari come lastre di pietra, alberi compatti e immobili, montagne erte come grigi dorsi squamosi della Terra, navi traslucide come gemme galleggianti, questo e altro sotto cieli di severa durezza: ecco alcuni esempi delle scelte iconografiche e formali di De Nozza, che verrebbe da inquadrare in quel percorso senza tempo dell’arte italiana, che trovò un secolo fa la propria definizione nel termine “metafisica”.
Rispetto alle più note espressioni di quel movimento novecentesco, tuttavia, i quadri di De Nozza sono governati da una sintesi ancor maggiore, che si esprime in stesure dal chiaroscuro essenziale, senza sole e senza ombre.
Le numerose esposizioni che hanno visto De Nozza partecipe o protagonista hanno dato nel tempo riconoscibilità e spessore alla sua personalità artistica, incline a seguire percorsi propri ed originali, riportando sulle tele i tempi lunghi delle sue meditazioni.

 

LAURA FELICI

Laura Felici

“La stesura pittorica impalpabile e luminosa testimonia l’antitesi con le forme solide e scultoree dei suoi paesaggi. Ancora una volta si può, affermare che la pittura come le altre forme artistiche inviano messaggi allo spettatore attento che parlano di sé e comunicano il mondo interiore di ciascun artista.”

FRANCESCO VOSSILLA SU "RIPOSANO LE COLLINE"

Francesco Vossilla

Francesco Vossilla Storico dell’arte e dell’architettura

“Sono vago come il mare come quelli che non hanno dove restare” (Lao-Tse, Diverso dal volgare)

Pitture fatte tornare e forzate verso il fantastico, marcate da un tempo lungo e sentimentale. Misura impalpabile, vaga di sentimenti e percezioni che vorrebbero rendersi noti solo in un liquido o sinuoso raggiungerci. Dunque l’immagine sembra la cifra di ciò che potrebbe essere memoria o desiderio, ovvero un qualcosa ‘fotografato’ al di la del reale, sia nel ricordo sia nella ricerca.

Un tempo che, in altre parole, dilata la freddezza geometrica del presente con i suoi nomi netti e i suoi contorni sempre decisi.

Difatti, le forme dipinte non hanno risoluzioni aspre, oppure delineate da linee aguzze. Invece molto del comporre pittorico si da attraverso il volume e le masse, come infatti nel recente e intenso Riposano le Colline. Forme appunto grandi per volume, arrotondate per masse, ritte per tridimensionalità, ripassate plasticamente a evocare nuvoloni carichi, fiori inquietanti ma anche un elemento propriamente umano, anatomico, persino pieghe di carne.

Il paesaggio o – diciamo per semplificazione – la natura ci somiglia in quanta enfiato di linfa e di sangue, allo stesso modo di un grembo. Questa corporeità sensibile si afferra come il regolo del mondo.

In Fra qualche giorno partirò da qui dell’anno scorso, due dementi architettonici (senz’altro degli alti e squallidi caseggiati) contrastano di punta con una natura di colline costruite per grandi campi di verde e attraversate da un nero plumbeo.
I profili, a tratti chiocci e rotolati, si increstano di stacco e si alzano nel tondo, stretti pero dalle due forme laterali. Queste costruzioni di oppressione – aggressive nel loro essere rosse e violacee – strizzano e comprimono la ‘carne’ comunque debordante delle colline verdi. Le forme laterali e opprimenti sono chiaramente invenzioni dell’uomo, e così appaiono reprimere o almeno inferire con la corposità femminea del paesaggio collinare. Rimedi peggiori del male. Schiavitù ulteriori rispetto alla stessa vitalità dei fatti naturali già caricata di tensioni, di un aggravio di materia.

Come assi prospettiche esse rammentano un’organizzazione da predella quattrocentesca (che so quella alla base del San Giorgio di Donatello), e sono altro dal fondo e dal fuoco del quadro, trovato dall’artista in un sidereo viluppo di colline ad accerchiare il nostro misero orizzonte.

In entrambe le opere sopra ricordate, come del resto in altri dipinti di Angela de Nozza, un’apparente inazione o lentezza di vita nasconde una forza che bisbiglia in quelle masse e si feconda nel contatto ‘formale’ tra noi e la natura. Tra il germinale desiderio e il lascito seminale della memoria.

Tra il grembo della natura e il nostro corpo tondo c’è come una vicinanza oscura e verace, originale e sempre presente, che non ha un nome preciso. Quindi non può essere troppo stretta dai profili duri che si dicevano mancare nei quadri di Angela de Nozza.

Questa vicinanza, o somiglianza piacevole e rasserenante, brilla in Li qualcosa e rimasto: una forza il cui potere non decanta mai, ma il cui nome non trapassa i limiti del dipinto. Non ci giunge chiaro; contrasta con il principio del nostro conoscere razionale attraverso lucide parole. Impossibile, insomma, nominare e definire le forme di quel paesaggio. Elementi che all’opposto veniamo sempre ad analizzare e che con rigorosa prosapia vorremmo chiamare precisamente.

Come in un tao pittorico di semplice favola, l’inizio del cielo e della terra sono senza nome. Il presagio si fonda nel ricordo di un contatto avvenuto, magari perso, a perturbare per via di nostalgia ogni pili esotico paesaggio.

Un mondo svuotato di umani allude forse a un cuore svuotato di urbanità e di individualità, o meglio che si fida solo della natura stessa e che qui trova uno specchio in cui guardarsi a modo di rifugio e di rinascita. La scomparsa degli umani ha un sapore tutto ‘isolano’; anzi, in questa forzatura semantica si deve leggere un limes geografico e sentimentale. Quello di chi da un’isola osservi il mutare del paesaggio. In esso la presenza umana e scrutata e ridotta a un dato come un altro, come si vede in È uno specchio questo mare. Un tappeto argenteo d’acqua piatta su cui scivolano due bastimenti vetusti come mostri marini. Non si sa chi o che merci conducano al punto d’osservazione della pittrice, che si immagina in alto sull’isola. Anche in questo quadro le forme degli alberi scartano dalla bidimensionalità per assumere una solidità plastica, infusa di sensazioni corporee. Il carattere scultoreo del paesaggio non appare ribadito come nel lavoro maschile che aggredisce il marmo; invece fa corrispondere ai volumi un’intensità libidica pili femminile e di fa vola, a dare levita di nuvole o essenze piene d’aria.

Come i sogni, anche le grandi e colme forme della natura possono non essere definibili e nominabili ma divenire qualcosa d’altro. Qui si potranno vedere, oltre che riferimenti letterari, ricordi remoti dell’espressionismo magico, più forti dell’opera di Luigi Mainolfi e più indietro, ovviamente, la forza femminile e sciamanica di Georgia O’Keeffe.

ALESSANDRO SARTI SULLA MOSTRA "UN'ALTRA LUCE"

Alessandro Sarti

Assessore alle Politiche Culturali Comune di Pontassieve

Ricordo ancora quando, alcuni anni fa, ho incontrato Angela per la prima volta, insieme alla sua famiglia. Era una calda giornata d’estate e, visitando il suo studio, mi trovai insieme ad amici a poter osservare i suoi lavori, le sue tele, tutte sistemate ordinatamente.
Alcune opere le portammo fuori, in giardino, appoggiandole alle piante. Come in una mostra in “plen air” quelle grandi tele, posizionate qua e là, trasmettevano una calda sensazione di armonia che contribuiva alla piacevolezza di quel trovarsi in un particolare contesto di bellezza e d’incanto. Ricordo ancora che la serata terminò intorno alla sua tavola, con tanti amici deliziati dall’ottima cena, alla presenza del cucciolo di mastino napoletano, Elia, nato da poco e sempre in braccio alla padrona di casa.


Mostra Angela sde Nozza

 

Tempo ne è passato da allora, ma da subito, in un intesa comune con l’amica Ornella Casazza, pensammo che sarebbe stato davvero emozionante ospitare Angela in una delle sedi espositive di Pontassieve. E così è stato. Oggi questa artista dal leggero accento marchigiano, illuminerà con le sue oniriche atmosfere Casa Rossa, nella mostra “Un’altra luce” curata da Ornella. Una luce, appunto, che crea atmosfere magiche, di colori pastello, di immagini fluttuanti, di verdi fronde, di carezzevoli animali, di marittimi riflessi azzurrini, di seducenti colline viola.

L’Arte di una donna, Angela De Nozza, che approda a Pontassieve, con il suo carico avvincente di nobili cromatismi, davanti alla quale anche il silenzio si fa quiete, perché la poesia del colore rifulga appieno nel suo abbraccio empatico con l’osservatore come “un’altra luce” appunto.

Ci auguriamo che la luce dell’Arte illumini, allora, questo momento della nostra vita comune, in cui la Storia, investita dai venti della crisi, sembra dibattersi e annaspare tra le priorità della sopravvivenza prettamente materiali, e la necessita di non lasciare ad imperdonabile deriva la Cultura. Pena sarebbe il perdere la nostra stessa identità. Un declino. Un naufragio.
Noi siamo qui, oggi, a Casa Rossa, con Angela De Nozza, per ribadire ancora una volta e con tutta la fede che occorre per promuovere non solo un progetto, ma un sogno, quale strada Pontassieve abbia deciso di intraprendere.

MARCO MAIRAGHI SULLA MOSTRA "UN'ALTRA LUCE"

Marco Mairaghi

Sindaco di Pontassieve

Con grande piacere ospitiamo nel polo espositivo di Casa Rossa la mostra “Un’altra luce” di Angela De Nozza. In questa mostra quest’artista – marchigiana di nascita e fiorentina d’adozione – da prova della sua sensibilità e del suo tratto pittorico in grandi tele che uniscono emozione e immaginazione. Un’altra luce avvolge cosi la già luminosa Casa Rossa che per la prima volta si apre ad una artista donna. Tema ricorrente di questo viaggio sono gli alberi, giganti e avvolgenti, che insieme agli elementi della natura ripropongono un contesto artistico dove regna la stessa serenità della campagna fiorentina dove la De Nozza vive. Silenzio e armonia che comunicano il messaggio interiore dell’artista sostenuti da una tecnica decisa e consolidata che crea una piacevole atmosfera incantata.

 


Mostra Angela sde Nozza

 

Per Pontassieve la mostra “Un ‘altra luce” è una nuova opportunità di promozione di un percorso culturale che in questi anni l’Amministrazione Comunale ha proposto e che, in questo caso, acquista un ulteriore valore rappresentato dall’originalità delle opere esposte. Una mostra armoniosa che ben si sposa con le sale che la ospitano e che permette di continuare a promuovere l’estro e le grandi capacità di personaggi del nostro tempo e del nostro territorio.

Una mostra da vedere per scoprire la passione di un artista che ha trovato in questo modo originale di dipingere il proprio mezzo ideale di espressione.

GUSTAVO DURVILLE SULLA MOSTRA "INOMBRANDOSI"

Gustave Durville

Giocare con le ombre del silenzio è il modo che Angela De Nozza usa per dipingere.
Sulle sue tele, le campiture si intersecano, i toni freddi tendono a colonizzare gli spazi chiari, le tonalità calde riemergono da sogni remoti. Il superfluo si dilegua in una fuga che lo ricongiunge alla sua inutilità.
I colori, in prevalenza caldi, si muovono dall’inconscio, emigrano per attrazione verso le aree consapevoli della psiche legandosi in una unità cromatica matura che evoca quella dei frutti di bosco.
Durante il percorso percettivo, lo sguardo incontra architetture defunzionalizzate, rese obsolete dalla loro presunta utilità, cosi dipinte, per gli occhi di culture consapevoli di avere esaurito insieme alle attese, anche le ultime emozioni.
Architetture immerse in paesaggi imprecisati che sono i sintomi di un presagio onirico, gli avamposti della sua futura memoria, dove ormai, niente accade per lasciare al (vuoto) la totalità degli spazi. Percorsi i flussi cromatici e le campiture lunghe più estese, ogni immaginazione si accende tra uno sguardo e l’altro.
La passione si consuma in un labirinto mobile di ombre che stringono il nulla.
Nel silenzio della mente un serpente disperato, sogna di avvolgersi alla sua partner, immaginando di essere coinvolto nell’intensità di un amplesso con una vera anaconda.
Sparse casualmente sulla tela restano le tracce di un eros impossibile spalmato sull’asfalto. Ambigua, ma accurata mente meditata, è la messa in scena della nozione di “tempo”. Ad una prima disamina i cromatismi usati da Angela ricordano quelli in uso negli anni ’30 del ‘900. Eccitando l’attenzione, si potrà osservare che questo lavoro non si sottrae al tempo presente, lo rimuove spostandolo nel tempo delle delusioni comuni.
La contemporaneità è marcata dal segno delle ombre. Singolare è la seduzione esercitata da quelle colorate che ci raggiungono dai teleschermi, imponendosi fino a governare le nostre vite.
Anche quando sono spente restano ombre potenti, svaniscono lasciando un alone ansioso che si estende sulla mente umana, ormai ridotta ad una discarica di rovine oniriche, abitata dai fantasmi delle nostre illusioni.
È con queste masse di depressi telematici, governati da abitudini visive deformanti, che dobbiamo convivere. Sparsi tra queste sudditanze blindate dall’uso perverso di tutte le fiction- quella politica inclusa- restano superstiti, vaghi brandelli di sogno.
Per quanto sublime sia la vanità dei sogni, perdersi nelle loro atmosfere e sopravvivere errando, Angela sviluppa i suoi anticorpi. Agire con la pittura è il modo per difendere i suoi spazi esistenziali.
È sicuramente il lusso con cui gratifica il suo essere in equilibrio. È la versione ottimista per non naufragare nella propria o nelle altrui ombre.

ANGELA DE NOZZA: NUOVE OPERE ISPIRATE DALLA MEMORIA, SOGNO, LO SPAZIO, IL TEMPO, IL SILENZIO E L'ATTESA

Ornella Casazza

Storica dell’Arte, già direttrice del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti in Firenze

 Una lunga storia di eccellenze distingue il valore della qualità artistica e tecnica delle opere realizzate nella Gioielleria Fratelli Piccini del Ponte Vecchio a Firenze fin dai primi anni del ‘900, soprattutto a opera del genio precoce di Armando che a soli ventitré anni si aggiudicò il Primo Premio alla XX Biennale di Venezia del 1936. Alla prestigiosa manifestazione presentava quattordici pietre incise che testimoniavano un grande virtuosismo di modellato unito a una raffinata eleganza di stile: sono queste le pietre preziose donate dall’artista al Comune di Firenze e oggi esposte, in permanenza, nelle prestigiose vetrine del Museo degli Argenti a Palazzo Pitti. Armando aveva studiato all’Istituto d’Arte di Porta Romana, allievo del carismatico maestro Libero Andreotti, stringendo una sincera e lunga amicizia con gli scultori Antonio Berti, Delio Granchi e poi con il pittore Elio Fiore Pirzio.

Oggi la vitalità della storica gioielleria, la si misura anche dalla sua capacità di adeguarsi alla cultura, allo stile e al gusto della modernità, senza nulla togliere alla sua riconoscibile immagine che ha tramandato la vera dimensione del lusso, dell’eleganza e della bellezza. In continuità di percorso con la contemporaneità, la Signora Laura Piccini e la figlia Elisa, presentano, con noi l’artista Angela De Nozza con una straordinaria mostra che offre al pubblico nuove opere ispirate alla memoria, al sogno, allo spazio, al tempo, al silenzio, all’attesa. Sarebbe piaciuto anche ad Armando incontrare a “casa” sua queste creazioni che incantano al primo sguardo con la tenerezza degli azzurri, dei rosa, dei verdi, il rigoglio della vegetazione e la raffinata grazia della raffigurazione.

Rapiscono mente e cuore con la preziosità e la verosimiglianza dei dettagli botanici e zoologici, che permettono il riconoscimento delle specie vegetali e animali presenti. Angela vive in armonia con la natura, tra gli alberi, nella splendida campagna fiorentina della Certosa e proprio l’albero e il suo mastino napoletano Elia, svolgono un ruolo speciale nelle sue opere divenendo spesso punto di riferimento per stringere il legame tra il suo animo e l’anima della natura. Il caso della pittrice è esemplare: entrando nella dimensione del lusso, entra con assoluta determinazione nel mondo del gioiello imponendo ancora una volta la sua visione spirituale e il suo elegante e misterioso fascino. Il destino ha voluto che Angela, allieva del pittore fiorentino Pirzio, già amico fraterno di Armando, fosse accolta a realizzare e a esporre sue opere nella Gioielleria Fratelli Piccini, l’amata bottega che ha tenuto il famoso orafo, per tutta la vita, obbligato alla qualità esigente, rigorosa e incontentabile.

ORNELLA CASAZZA

Ornella Casazza

“È proprio l’albero, elemento caratteristico e inesorabile del paesaggio, a svolgere un ruolo speciale nei suoi dipinti divenendo prezioso punta di riferimento per rinsaldare il legame tra il suo animo e l’anima della natura.
I paesaggi e la figura umana immersa in una atmosfera naturale divengono protagonisti misteriosi del suo simbolico contenitore di spazi muti e incontaminati e gli alberi si offrono come un riposo dei sensi attraverso la presentazione di una vista gradevole. Talvolta si sostituiscono all’uomo e assumono l’aspetto di rifugio; anche se privi di fronde continuano a essere un sostegno in quanta elementi del ciclo naturale di vita.”

CRISTINA ACIDINI

Cristina Acidini

“Mari come lastre di pietra, alberi compatti e immobili, montagne erte come grigi dorsi squamosi della Terra, navi traslucide come gemme galleggianti, questo e altro sotto cieli di severa durezza: ecco alcuni esempi delle scelte iconografiche e formali di De Nozza, che verrebbe da inquadrare in quel percorso senza tempo dell’arte italiana, che trovò un secolo fa la propria definizione nel termine ‘metafisica’.”

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